Il Centro sperimentale Claudia Mantovani, missione prima di FMC, è un progetto ambizioso e prezioso per tante persone con disabilità e le loro famiglie a cui si prefigge di regalare serenità e supporto. È una sfida generosa, coraggiosa e appassionata. Proprio come Claudia a cui è dedicato. Giovane professionista e promettente architetto dall’animo e dal sorriso generoso, come ricorda chi ha avuto il piacere di conoscerla. Da sempre sensibile e attenta al prossimo, già attiva come soccorritore presso la Croce Bianca di Milano e volontaria nell’ambito della disabilità presso il Don Orione, il centro polivalente milanese che accoglie persone anziane, giovani e adulti con disabilità fornendo un sostegno assistenziale, sanitario, riabilitativo e pedagogico.
Una propensione all’accoglienza, all’inclusione in tutte le sue espressioni, che ha sempre contraddistinto le scelte di Claudia. Anche quando si è trattato di mettere a fuoco il tema su cui lavorare per la sua tesi di Laurea in Architettura, discussa nel 2009: “Milano città pubblica: illusione o realtà costruibile?” è il titolo del corposo studio dedicato ad analizzare le potenzialità della metropoli milanese, “città molto competitiva sul piano economico ma poco attrattiva perché poco abitabile”. Da qui lo studio e l’elaborazione di una nuova proposta urbanistica in termini di accoglienza. «Di ambienti di vita, di lavoro, di insediamenti e infrastrutture più “amichevoli” che garantiscano una dimensione del vivere quotidiano meno faticosa e più ricca dal punto di vista delle esperienze e delle occasioni di socialità», come scrive nell’introduzione alla tesi sviluppata insieme alla collega Cristina.
Una riflessione e una ricerca a cui Claudia ha dato concretezza anche collaborando, nel suo stage presso lo studio Pagani-Perversi, al progetto del centro sperimentale residenziale di Fondazione Mantovani Castorina: un luogo di accoglienza e di armonia, un modello residenziale per la salute, per il benessere, per il mantenimento e la riabilitazione delle capacità degli ospiti. “Una collaborazione vivace e intelligente, che non conosceva limiti e orari tale era la passione e la determinazione – ricorda l’architetto Luciano Pagani con cui Claudia ha collaborato – . Ha dato un contributo importante in particolare nello studio del benessere degli spazi, dei volumi, delle luci e dei colori, in grado di garantire una accoglienza non solo in termini di funzionamento ma anche per quel che concerne l’aspetto dell’affettività, delle emozioni, della relazione, della comunicazione costante per gli ospiti con disabilità, per i loro familiari, così come per i professionisti e i riceratori che vivranno il centro”. Modello sperimentale di residenza, il Centro sarà un vero e proprio campus, un laboratorio in cui i temi della residenzialità, della formazione e della promozione della ricerca scientifica sulla disabilità, non solo in campo medico, dialogheranno e si integreranno sinergicamente. Il centro accoglierà persone con disabilità intellettive gravi e patologie neuromotorie. Insieme a loro vi soggiorneranno per periodi variabili le famiglie, i ricercatori, i docenti e il personale in formazione, interagendo costantemente e collaborando nella creazione di un ambiente inclusivo e accogliente. Nel progetto questa sinergia si traduce in un edificio in dialogo con il verde e con il paesaggio, capace di accogliere 40 ospiti più stanze e miniappartamenti per parenti e personale esterno, aree comuni dedicate ai residenti (palestre, vasche riabilitative, aree di svago,..) e spazi condivisi fra interni ed esterni, a cui si affiancheranno aree di formazione, laboratori di ricerca e spazi di cura.
Una sfida a cui Claudia si appassiona immediatamente e a cui lavora alacremente con entusiasmo. Al lavoro fino a 10 giorni prima di mancare, nel novembre del 2010. Per questo quando è stato il momento di dare un nome al progetto più importante di Fondazione Mantovani Castorina si è subito pensato a Claudia. Per mantenere viva la sua energia, la sua passione e generosità, così come il suo sorriso. Come voluto dai suoi colleghi soccorritori della Croce Bianca, il suo nome sulle fiancate dell’ambulanza n°8 accorre già in soccorso di chi è in difficoltà nella città di Milano. Presto accoglierà quotidianamente anche altre persone bisognose di aiuto, di supporto, nella sfida della disabilità grave e gravissima, garantendo loro un presente e un futuro sereno.